Pistoia in provincia di Pistoia Toscana
  • Toscana da Visitare
  • in viaggio per la toscana
  • Toscana Arte e Cultura
Toscanabella @ www.toscanabella.com | Marco Gambassi

Comune di Pistoia

provincia di Pistoia

link : TOSCANA/PROVINCE/pistoia/pistoia.html

PISTOIA

Il territorio del comune di Pistoia si estende su un'area di 236,77 kmq al margine dea pianura compresa fra il monte Albano e le pendici appenniniche sulla sinistra dell'Ombrone, parte in piano, parte in collina e parte sui primi contrafforti montagnosi. Città di fondazione romana, che mantenne i propri connotati urbani anche nell'alto medioevo, nei primi secoli dopo il Mille era un centro cinto da mura che racchiudevano una superficie di circa dieci ettari, dilatatosi poi nel corso del Duecento, tanto che la nuova cerchia di mura costruita nella prima metà del Trecento - ancora esistente conteneva un'area di cento quaranta ettari. Tale restò l'estensione del comune fino al 1877, quando furono allargati i confini comunali con l'aggregazione dei comuni di Porta al Borgo, Porta Carrratica, Porta Lucchese e Porta San Marco, mentre nel 1939 veniva staccata parte della frazione di Cireglio, aggregata al comune di Piteglio. La città di Pistoia, che si ritiene debba la sua origine nel il secolo a.C. alla necessità per l'esercito romano di disporre di un insediamento fortificato che fungesse da base logistica nelle guerre contro i liguri per la conquista della zona appenninica, si sviluppò celermente, anche grazie al fatto di essere attraversata dalla via Cassia. Fu sulle alture sovrastanti la città che, nel 62 a.C., venne accerchiato da due legioni romane e ucciso il ribelle Catilina. Al tempo delle prime invasioni barbariche dovette subire distruzioni e conseguenti spopolamenti che restrinsero sensibilmente l'area urbana; alla fine del v secolo è comunque documentata la presenza in Pistoia di un proprio vescovo. Elevata al rango di città regia dai longobardi (che ne fecero sede di un gastaldo indipendenze dai duchi di Lucca e di Firenze), al centro di un comitatus in epoca carolingia, durante la quale gran parte del territorio pistoiese finì con l'essere spartito in una serie di possessi detenuti da a1cune dinastie signorili come i conti Guidi e i Carolingi, i suoi abitanti seppero darsi assai precocemente un'organizzazione comunale, come risulta dalla prima menzione dei consoli pistoiesi, che risale al 1105, mentre la più antica redazione statutaria è ascrivibile al 1117. Nel XII secolo la città era in piena espansione e allargava i propri confini con una seconda cerchia muraria. Sotto l'influenza di notevoli impulsi commerciali la sua politica si orientò verso un'alleanza con Pisa, della quale si ha testimonianza anche attraverso l'attività artistica di Giovanni Pisano, conservatasi nella chiesa di Sant'Andrea. L`importanza di Pistoia crebbe col crescere degli scambi e dei traffici commerciali nel basso Medioevo, grazie alla sua posizione al punto di confluenza degli itinerari verso il nord Italia, d Valdarno Inferiore e Firenze. Nel corso del XIII secolo combatté una lunga serie di conflitti contro Prato, Firenze, Lucca e Bologna e al tempo stesso si divise al suo interno per le lotte di fazione tra guelfi e ghibellini, aggravatesi sulla soglia del Trecento con la scissione tra Bianchi e Neri, espressione in origine di una divisione interna della famiglia Cancellieri. Nel 1306, per punire un governo di parte bianca filo-gbih1ino, gli eserciti dei fiorentini e dei lucchesi uniti, dopo un assedio durato undici mesi, conquistarono per fame la città e ne rasero suolo le mura. Negli anni successivi episodi di lotta e brevi momenti di indipendenza si alternarono alle avventure signorili di alcuni esponenti del cero magnatizio locale e del lucchese Castruccio Castracani (signore di Pistoia dal 1322 al 1328) e alla sempre più cogente tutela fiorentina, impersonata in loco dalla magistratura dei capuani di custodia. Dal 1401 si affermava definitivamente su Pistoia Il dominio di Firenze, agevolato non poco dalla lotta civile che continuava a dividere i maggiorenti locali nelle due contrapposte fazioni dei Panciatichi e dei Cancellieri. prendendo pretesto da questa secolare faida che continuo in città e nel territorio ancora per più di un secolo, Cosimo I nel 1538 abolì per un decennio ogni forma di autogoverno, affidando la città e il suo territorio a quattro commissari plenipotenziari e successivamente (1556) ad un consiglio della Pratica Segreta, cosicché nei tempi seguenti Pistoia seguì del tutto soggiogata le scelte e le sorti della politica medicea. Nel 1643 fu assalita dalle bande dei Barberini, nella guerra tra i Farnese di Parma e papa Urbano VIII, ma seppe respingerle. Durante l'epoca leopoldina, che segnò senza dubbio un momento di ripresa economica e cultura- le della città, fu attuata una politica di più dinamica attenzione alle esigenze della popolazione con riforme amministrative, messa in cantiere di ingenti opere pubbliche, incentivi per il rinascente ceto imprenditoriale. L'incoraggiamento del granduca sostenne anche l'importante sinodo diocesano convocato nel settembre 1786 dal vescovo Scipione de' Ricci con l'intento di attuare molte riforme in senso giansenistico, pronunciandosi tra l'altro in favore della subordinazione della Chiesa allo Stato; tuttavia le decisioni sinodali furono definitivamente condannate nel 1794 con la bolla Auctorem fidei dal pontefice Pio VI. La dominazione francese dell'inizio dell'Ottocento fu vissuta senza particolari tensioni, anzi con la piccola soddisfazione di vedere la città designata sede di una sottoprefettura. La restaurazione lorenese determinò in un primo tempo un sensibile arretramento delle facoltà giurisdizionali, con l'istituzione di un commissario regio in città e il ripristino delle podesterie in contado, per poi stabilire un allargamento della giurisdizione territoriale con la nomina di Pistoia a capoluogo di compartimento e infine a un nuovo declassamento (1851), allorché emersero vivaci focolai di attività antigranducale.I centri culturali cittadini, come l'Accademia di scienze, lettere ed arti, promuovevano infatti adunanze letterarie a scopo patriottico e Niccolò Puccini, un proprietario terriero del luogo, fu un personaggio di non scarso rilievo nell'ambito dei moderati toscani. Fra Ottocento e Novecento un altro pistoiese di adozione si segnalò per la sua intensa attività politica oltre che per i suoi interessi culturali: Ferdinando Martini. Durante il ventennio fascista, fondato nel pistoiese sul consenso degli agrari e dei dirigenti dei maggiori complessi industriali, gratificati con la concessione dell'autonomia provinciale nel 1927, l'opposizione al regime, sia pure duramente repressa, era sopravvissuta nella clandestinità a opera di gruppi che si riconoscevano nel Partito comunista italiano, ma anche di orientamento diverso, soprattutto fra gli studenti: comunisti libertari, anarchici, cattolici. L'occupazione di Pistoia all'indomani dell'armistizio da parte dell'esercito tedesco durò per dodici mesi, con continue sofferenze da parte della popolazione, e fu resa ancora più grave dai frequenti bombardamenti degli alleati; pur tra varie difficoltà il movimento partigiano ebbe modo di distinguersi sia con azioni in città che attestandosi in basi poste sulla montagna pistoiese. Nel dopoguerra ci si impegnò alacremente nell'opera di ricostruzione, mentre il potere amministrativo locale era affidato alle forze politiche di sinistra. Il sensibile miglioramento del tenore di vita, evidente a partire dagli anni sessanta, ha portato a una consistente crescita della popolazione residente e a un rapido sviluppo edilizio nelle periferie, senza che tensioni evidenti attraversassero la tranquilla e industriosa società pistoiese. Tra gli uomini illustri che nacquero a Pistoia si deve almeno citare il poeta e giurista Cino da Pistoia (1270 ca.- 1336), il pittore Niccolò di Tommaso (II metà XIV sec.), il cronista ser Luca Dominici (1363-1410), l'umanista Sozomeno (m. 1478), il poeta Antonio Cammelli (1436- 1302), Giulio Roupiglioui (1600.1669) divenuto pepe col nome di Clemente IX, il poeta burlesco Niccolò Forteguerti (1674-1735), lo scultore Marino Marini (1901-1980) e l'architetto Giovanni Michelucci (1891-1991). Pistoia è decorata della medaglia d'argento al valor militare per d contributo di sacrifici e di sangue offerti alla causa della liberazione dal nazifascismo durante la Resistenza. Se la vocazione commerciale di Pistoia è provata fin dall'alto madioevo dalla coniazione di una moneta aurea locale, il 'tremisse', il territorio pistoiese nell'età di mezzo offriva risorse agricole di notevole varietà: l'allevamento era sviluppato nelle zone più prossime alla montagna, in collina si produceva vino e olio e la fertile terra del piano, sia pure bisognosa di opere di drenaggio e di bonifica dava raccolti abbondanti di cereali. La sua posizione alla confluenza dei grandi itinerari commerciali alimentò, soprattutto a partire dal XII secolo la creazione di un attivo ceto mercantile impegnato in funzioni bancarie e finanziarie anche di respiro internazionale, con frequenti scambi in direzione della Lombardia e della Francia (fra le famiglie di imprenditori più importanti vanno ricordati i Chiarenti gli Ammannati, i Reali, i Cancellieri, i Panciatichi, i Pattini). Le attività manifatturiere si svilupparono in particolar modo nel settore della lavorazione del ferro, del legno e della lana, per i quali il contado abbondava di materie prime. L'assoggettamento a Firenze poi comportò un lungo periodo di stagnazione, costretta com'era Pistoia a subire la concorrenza di una città economicamente più sviluppata e con il privilegio di dettare le regole. Così nei secoli XVII e XVIII Pistoia era nota soprattutto per un artigianato di alta qualità, specializzato nella costruzione di armi da fuoco, utensili e strumenti musicali. Durante il granducato di Pietro Leopoldo i visse un nuovo periodo di prosperità commerciale, incrementata dalla costruzione di strade e dal potenziamento dell'attività agricola, che usufruì di numerosi territori paludosi bonificati. Nel 1770 viene istituita la Camera di commercio, arti e manifatture. Nel primo sviluppo industriale dell'età leopoldina ricevette impulso in modo particolare la manifattura del ferro e circa un secolo dopo, nel 1891, si insediò in città l'impor tante complesso delle officine San Giorgio, specializzato nella costruzione di materiale rotabile ferroviario. Durante il ventennio fascista ci si orientò però più su di una destinazione ortovivaistica della città, pur restando importante il ruolo dell'industria metallurgica. Pistoia ha oggi le caratteristiche di un comune industriale - terziario, dove nell'ultimo decennio si è registrato un calo degli addetti all'industria a vantaggio degli impiegati nel terziario, che rappresentano ormai oltre il 50% della popolazione attiva. Nel campo delle attività agricole grande impulso è stato dato alla floricoltura e al vivaismo, che rappresentano una componente essenziale dell'economia pistoiese. Nel settore industriale, Pistoia ospita il più grande complesso metalmeccanico della provincia, le Officine Meccaniche Ferroviarie Pistoiesi, oltre a varie aziende di dimensioni minori. Sviluppate sono anche l'industria tessile, del vestiario, dell'abbigliamento, della carta e dell'editoria, della plastica e alimentare (la Centrale del latte di Firenze e Pistoia, che nello stabilimento pistoiese prepara il latte e lunga conservazione, copre circa un terzo del fabbisogno toscano). A Pistoia hanno sede anche il principale mercato ortofrutticolo della regione e una sala mercato per il commercio dei fiori; nel territorio comunale vi sono inoltre due sorgenti di acqua minerale. La popolazione totale del territorio comunale raggiunge le 87.830 unità nel 1991, con una densità di 371 abitanti per kmq. Per quanto riguarda le età precedenti, la popolazione della città di Pistoia era stata all'inizio del XIII secolo di circa 11.000 abitanti; alla metà del XIV secolo cominciò nettamente a decrescere fino al primo ventennio del Quattrocento anche a opera delle numerose e gravi epidemie (circa 6.000 abitanti nel 1351; circa 3.900 nel 1415), dopo il quale prese lentamente a risalire (circa 8.000 abitanti nel 1569). Nel corso dell'Ottocento, l'incremento demografico è stato costante con un aumento molto accentuato fra il 1871 e il 1881: il comune infatti, da 42.258 abitanti nel 1830 passò a 51.372 nel 1881, per toccare i 72.212 nel 1936. Nel 1951 la popolazione totale era di 77.783 abitanti che salivano a 84.561 nel 1961 e a 93.185 nel 1971, scendendo a 92.274 nel 1981.

Seguici sul Blog     Seguici su Facebook

Vacanze 2017

soggiorni marina di bibbona