Livorno in provincia di Livorno Toscana
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Comune di Livorno

provincia di Livorno

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LIVORNO

Iniziando 10 km e sud della foce dell'Arno, il territorio comunale si estende per 104,78 kmq sulla bassa ma rocciosa costa tirrenica di fronte allo scoglio della Meloria. Comprende una stretta fascia pianeggiante, i rilievi dei Monti livornesi e di Montenero e l'isola della Gorgona. Capoluogo di capitanato, è diventato comunità autonoma nel 1780 assumendo i confini del nucleo originario, o capitanato vecchio. Il territorio sul quale ha avuto origine Livorno era dominato, nel corso di tutto il Medioevo, dalla presenza del polo urbano ed economico rappresentato da Pisa e dal suo porto. Nei documenti del XII secolo Livorno appare in effetti come una propaggine abitata di Porto Pisano, luogo abitato da pescatori e agricoltori posto all'estremità meridionale del sìnus pìsanus, il grande arco di Stagno che si estendeva fino a Pisa. Cresciuta nel corso del XIII secolo e oggetto di costose e prolungate opere di miglioramento che culminarono alla fine del secolo nella realizzazione delle mura di cinta, Livorno fece parte del dominio di Pisa fino al 1405. Passata ai genovesi, nel 1421 fu da questi venduta per 100.000 fiorini alla repubblica di Firenze. Oggetto di continui tentativi di conquista da parte di Francia, Spagna e ducato di Milano, in lotta con Firenze, non ebbe, malgrado una politica di esenzioni e privilegi. una crescita soddisfacente fino al XVI secolo. Fra il 1519 e il 1533, per migliorarne le attrezzature e la sicurezza, venne costruita su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio la Fortezza Vecchia, che fu isolata e completa- mente circondata dall'acqua. Ma gli interventi di maggior rilievo si ebbero a Livorno per iniziativa di Cosimo i: questi ne ampliò il porto con un molo nuovo, vi costruì magazzini pubblici e la collegò con il canale dei Navicelli a Pisa, dove ebbe nuovo impulso l'attività dell'arsenale. Inoltre privilegi ed esenzioni vi richiamarono numerosi mercanti italiani e stranieri, soprattutto ebrei, che contribuirono a formarne l'identità cosmopolita. I successori di Cosimo continuarono l'opera di fortificazione, stimolarono l'edilizia pubblica e non abbandonarono la politica dei privilegi: nel 1606 fu esteso il circondano, denominato poi capitanato nuovo, e Livorno ottenne il titolo di città, mentre nel 1676 fu trasformata in porto franco. Il suo sviluppo, testimoniato da una crescita demografica che si delineò con chiarezza a partire dalla fine del Cinquecento, continuò fino alla seconda metà del secolo XVIII, anche grazie all'abolizione dei dazi doganali ad opera di Leopoldo i di Lorena. Danneggiata dal blocco continentale durante la dominazione napoleonica (1799-1815), riprese vigore, aumentando anche la popolazione, sotto Leopoldo Il, con il quale tornò ad essere porto franco e irrobustì i propri legami con il suo retroterra economico. Partecipò attivamente ai moti del risorgimento e nel 1849 fu occupata dall'esercito austriaco. Dal 1870 fu centro di un forte movimento operaio e popolare, organizzato in associazioni e leghe di categoria, che dopo aver svolto un'azione di opposizione alla guerra del 1915-18, promosse l'occupazione delle fabbriche e nel 1919 fu determinante per inviare al governo della città una maggioranza socialista. Nel 1921 vi si tenne il congresso che portò alla scissione socialista e alla costituzione del partito comunista d'Italia. Intorno agli anni venti sorsero a Livorno i primi fasci di combattimento contro i quali, nel 1922, si formarono le squadre di azione antifascista degli "Arditi del popolo". Entrato nella clandestinità dopo le leggi eccezionali del 1926, il movimento antifascista si rafforzò durante la seconda guerra mondiale e intensificò l'attività di propaganda nelle fabbriche e fra i militari, alcuni dei quali entrarono in seguito nelle formazioni partigiane della provincia. Obiettivo strategico e militare, Livorno fu bombardata massicciamente dagli anglo - americani e quasi totalmente distrutta. Occupata nel settembre del 1943 dai tedeschi, fu liberata nel luglio 1944 dalla v armata americana preceduta dalla III brigata Garibaldi Vai di Cecina. Tra i suoi figli più illustri, Livorno annovera lo scrittore e uomo politico Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), i pittori Giovanni Fattori (1825-1908) e Amedeo Modigliani (1884-1920), il musicista Pietro Mascagni (1864-1945) e il poeta Giorgio Caproni (1912-1990). Livorno è stata decorata di medaglia d'oro al va/or militare per il coraggio dimostrato in difesa degli ideali risorgimentali dai suoi abitanti nelle giornate del 10 e li maggio 1849, e di medaglia d'argento al valor civile per l'eroismo espresso durante le terribili devastazioni prodotte nel corso dell'ultima guerra. Con un mare ricco di numerose specie ittiche e di corallo, l'economia di Livorno si è a lungo basata sulla pesca. La natura sabbiosa dei suoli limitava le attività agricole alla coltura di viti e olivi sulle colline e di cereali e qualche prodotto ortofrutticolo in pianura. Con lo sviluppo del porto l'attività principale divenne quella commerciale incentrata sui traffici con l'oriente, che inviava fibre tessili (lana, seta, cotone, lino), droghe e spezie, e con l'Europa occidentale e settentrionale, dalla quale si importavano coloniali, metalli e legnami. L'entroterra toscano forniva invece generi di esportazione che andavano dai prodotti dell'artigianato locale (cuoio, paglia grezza e lavorata, cordami, oli e pasta alimentare, coralli lavorati e seta grezza) a quelli del sottosuolo (potassio, acido borico, zolfo, alabastri e marmi). Nella prima metà dell'Ottocento, dinanzi a evidenti segni di ristagno del settore commercia- le, una crescente massa di capitali cominciò a indirizzarsi verso l'industria, senza che peraltro si costituissero, ad eccezione dei Cantieri Navali Orlando (dove nel 1886 lavoravano circa 1140 operai), imprese di proporzioni rilevanti. In effetti i censimenti effettuati nei decenni più recenti mostrano come il primato del terziario non sia mai stato messo in discussione e testimoniano, al tempo stesso, le proporzioni di un incremento che ha condotto il settore ad assorbire oggi i tre quarti di tutta la popolazione attiva. Al suo interno si distinguono, per il loro contributo alla formazione del reddito, le attività svolte presso la pubblica amministrazione e il commercio, il cui sviluppo è stretta- mente legato a quello del porto, il primo in Italia (il secondo in Europa) per il movimento dei container e in continua espansione per il movimento passeggeri. L'industria, che ha subito nell'ultimo ventennio un non indolore processo di ristrutturazione, si basa soprattutto su un variegato comparto meccanico - elettrotecnico - elettronico, sulla lavorazione dei minerali non metalliferi (raffinazione di petrolio, produzione di cementi, vetri, silicati), su stabilimenti chimico - farmaceutici, sulla trasformazione dei prodotti ittici (alimentata da una discreta attività della flotta peschereccia), su aziende cartotecniche ed editoriali. Del tutto marginale è la consistenza del settore agricolo. Nel 1991 la popolazione del territorio di Livorno raggiunge le 167.512 unità, con una densità di 1599 abitanti per kmq, e segnala una diminuzione rispetto alla precedente rilevazione che interrompe una secolare tendenza positiva. Ascendente a sole 1562 unità nel 1551, essa era già salita a 32.534 nel 1745, continuando ad aumentare in modo sensibile per tutto il corso dell'Ottocento e poi nel secolo successivo. Da 73.066 abitanti nel 1830 si passa infatti a 97.854 nel 1881,128.538 nel 1936,142.333 nel 1951,161.077 nel 1961,174.791 nel 1971 e 175.741 nel 1981.

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