Signa in provincia di Firenze Toscana
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Toscanabella @ www.toscanabella.com | Marco Gambassi

Comune di Signa

provincia di Firenze

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SIGNA

Il territorio del comune di Signa, nel Valdarno Inferiore Si estende per 18.81 kmq in pianura e in collina.Prende origine da un comune di età medievale ,con modificazioni e aggiunte. Inizialmente separato Nei comuni di Gangalandi (Lastra a Signa), Signa e Lecore, nel 1774 subì una ristrutturazione, quando le comunità di Signa e quella di Lecore vennero unite a quella di Campi, fino a che nel 1808, con un decreto napoleonico, Signa venne eletta a comunità a sé stante. Un decreto regio del novembre del 1928 gli assegnò parte del soppresso comune di Brozzi. Il centro principale, di origine romana (Exìnea), posto alla confluenza del Bisenzio con l'Arno, è testimoniato per la prima volta come castello nel 978; da notare che, lungo tutto il tratto dell'Arno tra Firenze e Pisa, Signa era l'unico centro a possedere un ponte, attestato già prima del XII secolo, a capo del quale, sulla riva sinistra, opposta quindi all'abitato primitivo, si era formato un centro, la cui denominazione (mercatale) non lascia dubbi sulle funzioni (1252). Punto nevralgico, quindi, per quanto riguarda la viabilità - da non dimenticare, infatti, che sulla riva dove era situato il mercatale passava la strada per Pisa - e centro strategico di notevole importanza, in quanto situato sul confine del contado fiorentino con quello pistoiese. Tale situazione fu negativa per Signa in alcune occasioni, come quando nel 1325 Castruccio Castracani, dopo aver distrutto il ponte sull'Arno, dette alle fiamme l'abitato. Per l'importanza a cui abbiamo accennato, già nel 1326 il comune di Firenze aveva dato disposizioni per la riedificazione del castello (due delle cui porte sono tuttora visibili) insieme a gran parte della cinta muraria. Alla ricostruzione delle mura seguì quella del ponte, e da allora, a parte casi isolati (un assedio nel 1397), l'abitato non ebbe a subire altri danni. Le sorti economiche di Signa furono prospere, e alla fine del XVIII secolo viene ricordata come la più popolosa comunità di campagna del granducato. Durante l'ultimo conflitto il paese, e in particolare la località di Ponte a Signa, ebbe a patire molti danni; quest'ultima, oltre alla distruzione del ponte, che è stato ricostruito più a monte, ebbe il 48% degli edifici distrutti. Le risorse di Signa e del suo territorio hanno nel passato tratto origine dai prodotti della terra: vite e ulivo sui colli circostanti Signa, cereali, mais, legumi e in special modo foraggio per l'allevamento del bestiame (bovino) in pianura. Un'industria, oggi scomparsa, ma estremamente fiorente soprattutto nel Medioevo è stata quella molitoria: grandiose installazioni permanenti di mulini di proprietà della Badia a Settimo, nel tratto di fiume antistante: il castello di Signa, sono conosciute fin dalla metà del XIII secolo. Cardine dell'economia signese, oltre all'artigianato della terracotta, già dalla metà del Settecento era la lavorazione della paglia: attività che, in particolare con i cappelli, conquistò anche i mercati esteri, grazie al duro lavoro di una mano d'opera in gran parte femminile. Con la crisi del `29 l'esportazione subì cali notevoli, fino a mettere in dubbio la sopravvivenza stessa di molte aziende e spingendo parte della popolazione all'emigrazione, peraltro già praticata dalla fine dell'Ottocento, verso gli Stati Uniti, l'America del Sud e la Francia. Ancora oggi l'industria

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