Bibbiena in provincia di Arezzo Toscana
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Comune di Bibbiena

provincia di Arezzo

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BIBBIENA

Il territorio comunale di Bibbiena si estende su un'area di 86,41 kmq nel Valdarno casentinese, dominato dai gioghi del Pratomagno e dall'Appennino tosco-romagnolo. Antico possesso dei vescovi di Arezzo, con decreto del 1776 divenne capoluogo di comunità e ad esso furono aggregate dodici frazioni, fra cui Moggiona e Prataglia, in seguito passate al comune di Poppi. Quasi certamente di origine etrusca, Bibbiena apparteneva sin dal x secolo ai vescovi di Arezzo. Nel 1289, dopo la battaglia di Campaldino, fu conquistata e devastata dai fio- rentini; ritornata quindi in possesso, nel XIV secolo, del vescovo di Arezzo Guido Tarlati, dopo la sua morte passò al fratello Pier Saccone il quale, cedendo Arezzo ai fiorentini nel 1336, ottenne di mantenere il dominio di Bibbiena. Centro di azioni ostili a Firenze, fu assediata e conquistata dai fiorentini nel 1360, che ne fecero sede di podesteria (come podestà vi andò anche a risiedere il novelliere fiorentino Franco Sacchetti nel 1377). Nel 1440 fu occupata dai mercenari di Niccolò Piccinino al servizio di Filippo Maria Visconti, duca di Milano nel 1498, divenuta quartier generale di Piero e Giuliano dei Medici, cacciati da Firenze, fu nuovamente assediata e devastata dai fiorentini che undici anni più tardi, nel 1509, ne smantellarono le mura e le torri. Al ritorno della dinastia medicea Bibbiena poté comunque giovarsi di molti privilegi concessigli da Leone X. Bibbiena ha dato i natali al cardinale Bernardo Dovizi, abile diplomatico alla corte pontificia di Leone X, protettore dei più celebri ingegni del suo tempo (tra questi Raffaello) e autore, tra l'altro, della boccaccesca commedia Calandria. Durante la seconda guerra mondiale la popolazione nel comune subì gravi rappresaglie: nel paese di Partina, invaso dai nazisti nell'aprile del 1944, numerosi abitanti vennero massacrati. Nel passato, Bibbiena è stata un centro agricolo di notevole importanza: cereali, vino, olio e ortaggi erano oggetto di attivo e fiorente commercio. Nell'Ottocento già assai sviluppata era la manifattura dei pannilani e in pieno rigoglio l'artigianato del legno; nel territorio comunale operavano anche alcune aziende che producevano cappelli di paglia, fiammiferi, tessuti di lino e canapa, cuoi e scarpe. L'economia attuale di Bibbiena, che è ormai in ridotta misura costituita dalle risorse dell'agricoltura (i principali prodotti sono cereali, olio, foraggi e tabacco; coltura tipica è inoltre quella del cardo dei lanaioli), ha subito profonde trasformazioni, avviatesi nell'immediato dopoguerra e accentuatesi nel corso degli anni sessanta: l'industria infatti è attualmente presente in maniera consistente nei settori tessile, metalmeccanico ed elettromeccanico, dei materiali da costruzione (banchi di marne cementifere), del vetro e della carta. Sono attive anche varie imprese per la prima lavora- zione del legname proveniente dagli estesi boschi del territorio; il patrimonio zootecnico (bovini, ovini e suini) alimenta un attivo commercio. Il patrimonio artistico e naturale del territorio inoltre attira un buon flusso turistico. La popolazione totale del comune, al censimento del 1991, raggiunge i 10.969 abitanti, con una densità di 127 abitanti per kmq. Nelle epoche precedenti gli abitanti del territorio, che nel 1551 erano 3.569, nel 1745 erano scesi a 2.981; ma nell'Ottocento vi fu un costante incremento: da 4.468 abitanti nel 1830 la comunità passò a 6.136 nel 1881 e a 9.528 nel 1936. Nel 1951 la popolazione totale del comune era di 10.022 abitanti, mentre scende nel 1961 a 9862 unità per poi risalire nel 1971 a 10.313 e nel 1981 a 10.663 unità.

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