Scalino in provincia di Grosseto Toscana
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Comune di Scalino

provincia di Grosseto

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SCARLINO

Il comune di Scarlino ai estende per 88,38 kmq in una zona di collina litoranea della Maremma nord - occidentale. Formava in epoca moderna, assieme a Buriano (attuale frazione di Castiglione della Pescaia) e al territorio di Follonica, una comunità del principato di Piombino. Nel 1833 il suo territorio fu aggregato alla comunità di Gavorrano. Dal 1960 forma nuovamente un comune autonomo. La prima menzione storica della località figura in un documento del 973, con il quale il marchese Lamberto, figlio di Ildebrando degli Aldobrandeschi, alienava, tra le altre, la curtìs di Scarlino. All'inizio del XII secolo altri documenti attestano che Scarlino era divenuto un impor- tante castello, seppure con una posizione istituzionale complessa: ceduto in parte dalla contessa Matilde di Toscana a un nobile Ranieri, fu da questi donato nel 1108, per atto testamentario, al vescovo di Roselle. Nel 1162 gravitava già nell'orbita politica pisana, ma da un privilegio dell'imperatore Federico I si apprende che due inni più tardi, nel l164, sul castello avevano acquisito diritti i conti Alberti di Mangona, e tra il 1209 e il 1231 il nome di Scarlino ricorre più volte nelle vicende di successione e di divisione patrimoniale di questa famiglia comitale. Nel 1233 fu acquistato, insieme ad altri castelli della zona, dagli Aldobrandeschi. Alla metà del secolo Scarlino venne coinvolto nei contrasti tra Guglielmo Aldobrandeschi e il comune di Siena, finché nel 1278 fu venduto dal figlio di Guglielmo, Ildebrandino detto il Rosso, a Pisa. Rimase sotto il dominio pisano (nonostante gli Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora continuassero a vantarvi diritti) fino alla costituzione della signoria piombinese degli Appiani. Del piccolo stato litoraneo seguì le sorti successive (istituzione del principato nel 1594, passaggio ai Ludovisi nel 1634, ai Buoncompagni nel 1706, e infine alla sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi). Nel 1815, con il congresso di Vienna, venne incorporato nel granducato di Toscana. Il granduca Leopoldo ti di Lorena intraprese, nel 1830, opere di bonifica per prosciugare il "padule" di Scarlino e già nel 1841 il Salvagnoli Marchetti, medico ispettore della provincia di Grosseto, poteva scrivere: diminuiscono i laghi di Scarlino e Piombino, i più grandi e più nocivi centri di infezione...". Durante la Resistenza operò nella zona la formazione partigiana del "gruppo Tirli", che il 10 giugno 1944 occupò l'abitato. Nel passato, dopo la bonifica lorenese, le risorse economiche di Scarlino si sono identificate soprattutto con le attività agricole (coltivazione del grano, dell'olivo, della vite) e l'allevamento del bestiame. Nel dopoguerra lo sviluppo sul territorio di attività industriali ha progressivamente sottratto manodopera al settore primario, che continua comunque a fornire olio, uva da vino, cereali, ortaggi e frutta, mentre l'allevamento è specializzato nell'avicoltura, con un numero di capi pari a un quarto dell'intera consistenza provinciale. L'industria, che assorbe attualmente circa il 35% della popolazione attiva, è presente in primo luogo con insediamenti chimici che producono biossido di titanio (utilizzato per la preparazione di vernici, inchiostri da stampa, smalti per ceramiche, gomma e materie plastiche), acido solforico, pellets di ossido di ferro e vapore. Al servizio di questi grandi impianti si sono sviluppate officine meccaniche, elettromeccaniche e di carpenteria. La popolazione di Scarlino ammonta a 2.782 unità nel 1991, con una densità pari a 31 abitanti per kmq. Ai censi- menti precedenti i valori demografici erano stati di 3.157 unità nel 1961, 2.498 nel 1971 e 2.507 nel 1981.

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