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Comune di Firenze

provincia di Firenze

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FIRENZE

Il territorio della provincie di Firenze si estende per 3.514,38 kmq fra l'Appennino emiliano - romagnolo compreso tra il passo della Futa e il monte Falterona a nord, il Pratomagno e le propaggini settentrionali dei monti del Chianti a est, le valli della Pesa e dell'Elsa a sud, la valle dell'Egola, il Valdarno Inferiore e i monti della Calvana a ovest. Suddivisa in 44 comuni, la provincia di Firenze corrisponde grosso modo al territorio che costituiva il contado del comune fiorentino agli inizi del XIV secolo. Se la prima attribuzione ufficiale di una piccola porzione di contado al comune di Firenze risale al 1187 (per riconoscimento dell'imperatore Arrigo vi, che sanciva comunque un dato di fatto ormai esistente da tempo), la conquista da parte della città del territorio circostante si sviluppò nei secoli seguenti con il progressivo assoggettamento sia di centri di potere feudale (appartenenti ai Guidi, agli Alberti, agli Ubaldini e a numerose altre Schiatte della piccoli nobiltà comitatina) sia di comuni autonomi. La stessa ripartizione rionale della città, divisa prima in "sestieri" e poi dal 1343 in "quartieri", venne applicata alla campagna: in tal modo nel XV secolo il quartiere di San Giovanni comprendeva la parte di contado posta alla destra dell'Arno sopra Firenze e i suoi confini andavano da Fiesole a Pontassieve, a Cascia, a Terranuova, a Loro e a un piccolo tratto del Casentino; il quartiere di Santa Croce comprendeva la parte posta sulla sinistra dell'Arno, le valli dell'Ema, della Greve, della Pesa, fino nel Chianti e poi in Val d'Ambra fino a Montevarchi; il quartiere di Santa Maria Novella comprendeva il contado sulla destra dell'Arno sotto Firenze, da Montesenario al Mugello fino alle cosiddette <&alpi fiorentine", e quindi la valle del bisenzio, tizzana, carmignano e il valdarno fino a fucecchio; il contado del quartiere di santo spirito comprendeva il territorio sulla riva sinistra dell'arno sotto firenze, la valdelsa fino a san miniato (che faceva parte del distretto), gambassi, montaione, castelfiorentino, certaldo e poi san gimignano e colle fino a poggibonsi. in epoca moderna, il granduca pietro leopoldo con i provvedimenti del 1769 e del 1774 ristrutturò le comunità comprese nel contado fiorentino e le loro attribuzioni; altri mutamenti e riforme avvennero con l'avvento del dominio francese e poi nel 1825, nel 1838 e nel 1848. nel 1859, con l'annessione al regno d'italia, fu costituita la provincia di firenze con gli 82 comuni che allora formavano il compartimento fiorentino del granducato. nel 1923, furono staccati dalla provincia (a beneficio di quella di forlì, cara al cuore dell'allora presidente del consiglio) i comuni di bagno di romagna, castrocaro, dovadola, galeata, modigliana, portico, premilcuore, rocca san casciano, santa sofia, sorbano, iredozio e verghereto. nel 1925, furono staccati i comuni di castelfranco di sotto, montopoli, san miniato, santa croce e santa maria a monte, passati a far parte della provincia di pisa e nel 1927, costituita la provincia di pistoia, furono staccati i comuni di agliana, cutigliano, lamporecchio, larciano, marliana, montale, pistoia, piteglio, quarrata, san marcello e serravalle; l'ultimo recentissimo ridimensionamento è dovuto alla creazione della provincia di prato, con l'avocazione al nuovo capoluogo dei comuni di carmignano, cantagallo, montemurlo, poggio a caiano, vaiano, vernio. i comuni dell'attuale provincia di firenze hanno tutti quindi un'antichissima tradizione di legami col capoluogo. a parte questo genere di omogeneità, essi comunque per ragioni di ordine geografico, storico, sociale cd economico rappresentano una realtà variegata, che può ancor oggi essere con vantaggio distinta attraverso le vecchie denominazioni subregionali: il mugello e la val di sieve, firenze e i suoi dintorni, il valdarno inferiore, il chianti e la valdelsa. ben diverse infatti erano nel passato, e sono in parte tuttora, le caratteristiche del mugello quasi interamente venuto già nel corso del duecento sotto il dominio di firenze, antica terra di signori feudali, di boscaioli e di pastori nella sua parte alta e dispensa mezzadrile della città e luogo "di caccia e di ritrovi" nelle sue colline più prossime a firenze dalla vocazione industriale e commerciale che da secoli contraddistingue molti comuni della piana fiorentina e del valdarno inieriore, come empoli, campi, sesto, fucecchio, montelupo; e diversa è la regione del chianti, rinomata per la sua tradizionale produzione di vino e di olio, e per secoli contesa e ancor oggi divisa tra firenze e siena. elemento unificatore è, pur tra tante diversità storiche ed economiche, l'aver partecipato con propri originali contributi a quella che vien definita la "civiltà fiorentina", non solo nel periodo del basso medioevo e del rinascimento, ma anche in epoche meno celebrate quando, ad esempio, il ripiegarsi della classe dirigente fiorentina su se stessa, con la trasformazione di solerti mercanti in quieti aristocratici terrieri, sembrò segnare una rivincita della campagna e dei suoi valori sulla città. attivamente partecipe al processo di unità nazionale - pur senza troppe lacerazioni, anche perché la bonaria politica dei granduchi lorenesi non le richiedevano -,il compartimento di firenze nel plebiscito del 1860 su 92.780 votanti, espresse 85.915 voti per l'unione, 4.931 per il regno separato e 1.934 furono le schede non valide: in tutti i comuni schiacciante fu la maggioranza per l'annessione (a titolo di curiosità possiamo ricordare che la comunità più filo-lorenese fu reggello, che dette il 35,2% dei voti per il regno separato). nella seconda metà dell'ottocento e nei primi anni del novecento, mentre soprattutto in certe zone della provincia si sviluppava il fenomeno dell'emigrazione all'estero in cerca di lavoro, nell'epoca della prima grande industrializzazione il nascente movimento operaio cominciava a organizzarsi e a lottare: nel 1872 fu fondata la federazione operaia aderente all' internazionale socialista, e una certa diffusione ebbe il movimento anarchico sia in città che in provincia. tra dure repressioni e successi (memorabili le grandi agitazioni delle trecciaiole negli anni 1896-97 e lo sciopero generale contro i licenziamenti all'officina pignone nel 1902), si costituì una coscienza democratica e solidaristica nella popolazione che cercò poi di opporsi all'avvento del fascismo, a cui aderì invece una parte cospicua della borghesia. durante il ventennio fascista sempre presente fu in provincia l'organizzazione della lotta clandestina, alla quale parteciparono comunisti, socialisti, liberaldemocratici, cattolici, anarchici: il tribunale speciale condannò in questi anni 359 antifascisti originari della provincia di firenze. così nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, mentre la popolazione soffriva la tragedia della guerra per i bombardamenti aerei e le rappresaglie, la resistenza andò rapidamente organizzandosi nelle città e nel territorio, in particolare sul pratomagno e sul monte giovi; la battaglia che i partigiani condussero a firenze e nella provincia segnò la prima vera vittoria della resistenza italiana. finita la guerra la provincia si ritrovò stremata per i danni e le rovine, ma dimostrò subito una forte volontà di ripresa. al referendum istituzionale del 1946, su 580.647 votanti, l'opzione repubblicana ottenne 391.305 voti, la monarchia 156.907 e i voti non validi furono 32.435.1 comuni con una più alta percentuale di voti a favore dell'istituto repubblicano furono sesto fiorentino (88,2%), castelfiorentino (87%) e pontassieve (85,5%). la provincia di firenze ha subito nel corso dei secoli, come abbiamo visto, una lunga serie di mutamenti di confini, arrivando a comprendere buona parte della provincia di forlì, la quasi totalità di quella di pistoia e alcuni comuni ora appartenenti a pisa: in una congerie così variegata di paesaggi e di realtà tanto diverse tra loro sarebbe difficile tracciare in breve un quadro generale delle risorse economiche del passato. più logico è rimandare alla trattazione dei singoli comuni e prendere in considerazione soltanto quella che è oggi la provincia di firenze. l'economia del passato, di un passato che parte dal medioevo e arriva fino alle soglie del novecento e anche oltre, era ovviamente a carattere prevalentemente agricolo, pur con molte distinzioni da luogo a luogo: nelle zone appenniniche dell'alto mugello e della romagna toscana l'estensione dei pascoli favoriva l'allevamento del bestiame e i boschi fornivano castagne, legno da ardere e da costruzione, carbone; le colline settentrionali e la vai di sieve erano coltivate a frutteti, olivi, viti, gelsi, cereali. nella piana fiorentina e nel valdarno predominavano le colture del grano, dei gelsi, del lino, della canapa, dei legumi, mentre sulle colline a sud della città i prodotti di maggiore pregio erano vino e olio. ma deve essere sottolineata la precoce nascita di manifatture e opifici: fin dal xiii secolo firenze era nota in tutta l'europa per la sua industria laniera, al rilievo della quale si affiancò nel xv secolo quella serica; malgrado la congiuntura negativa che contraddistinse il xvii secolo, un po' ovunque dal settecento in poi risulta che si producessero pannilani, cappelli, tele di vario tipo, si lavorassero i bozzoli. altre industrie, che ebbero maggior sviluppo in seguito, sorsero sullo scorcio del xiv secolo e all'inizio del xv: quella vetraria a montaione e gambassi (e più tardi a figline e a empoli), l'industria delle terrecotte e maioliche a montelupo e a capraia, e ancora a gambassi e a montaione, mentre a scarperia si producevano ferri taglienti e a impruneta e a calenzano laterizi. nel settecento, si sviluppò l'industria dei cappelli di paglia (in particolare nelle comunità di casellina e torri e di signa) e dal 1735 entrò in funzione la manifaitura di porcellane di doccia (sesto fiorentino); a metà dell'ottocento infine nascono le grandi industrie cittadine della pignone e della galileo. tra le attività economiche attuali va detto che per quanto riguarda l'agricoltura, bruscamente ridimensionatasi dopo l'ultima guerra, soprattutto nel decennio 1955-65 per l'abbandono progressivo delle campagne dovuto all'attrazione dei centri maggiori c alla crisi della mezzadria (che proprio in queste terre aveva cominciato a svilupparsi sette secoli fa), mentre molti terreni risultano oggi incolti, in pianura predominano le colture ortofrutticole e la cereali - coltura; sui declivi della zona collinosa prevalgono la coltura dell'olivo e della vite, tipica del paesaggio toscano (anche se sempre meno promiscua come voleva la tradizione), sulle pendici appenniniche, ormai fortemente spopolate, i pascoli e lo sfruttamento forestale. una certa importanza rivestono alcune colture industriali, quali il tabacco e la barbabietola da zucchero. le conduzioni prevalenti risultano quelle con salariati e compartecipanti, mentre uno sviluppo notevole sta assumendo la coltivazione diretta da parte del proprietario del fondo. di ben maggiore rilievo, malgrado la crisi attuale, è l'importanza del settore industriale nell'economia della provincia. di gran lunga la maggiore attività in questo campo è quella dell'industria metalmeccanica (soprattutto a firenze, sesto, calenzano, campi e scandicci) con una vasta gamma di produzioni (dai veicoli industriali alle turbine, ai compressori, agli strumenti ottici ed elettronici, agli elettrodomestici), ma molto importanti sono anche l'industria chimico - farmaceutica (a firenze, sesto e calenzano), quel mento, che ha conosciuto soprattutto negli anni precedenti un forte sviluppo tessile (a calenzano, campi, scandicci), dell'abbigliamento un forte sviluppo (a empoli in primo luogo, ma anche a campi, bagno a ripoli, signa, lastra a signa, castelfiorentino, vinci, capraia, montelupo ecc.), della maglieria (a empoli e lastra a signa), delle calzature (a firenze, sesto, calenzano, fucecchio, lastra a signa, cerreto guidi) e delle calze e guanti (lastra a signa e signa). l'edilizia, l'industria vetraria, quella alimentare, l'industria grafica ed editoriale, delle pelli e del cuoio, del legno e del mobilio sono parimenti presenti anche se rivestono quantitativamente un'importanza minore, mentre negli ultimi anni si è notevolmente sviluppato il settore dell'informatica; interessante tuttora è la lavorazione della treccia di paglia e delle ceramiche, antiche tradizioni locali. attualmente le zone di più intensa concentrazione industriale sono quelle sulla direttrice firenze-prato, soprattutto intorno a calenzano e a sesto, tra firenze e sesto (peretola-osmannoro), a scandicci, ma altre zone notevolmente industrializzate sono quelle dell'empolese (empoli, signa, lastra a signa, fucecchio, montelupo) e del valdarno superiore (figline, incisa, reggello) e della val di sieve (pontassieve, borgo san lorenzo, barberino di mugellu). e quasi superfluo aggiungere infine che il turismo costituisce per la provincia di firenze una cospicua risorsa. il prestigio che il capoluogo (ma anche altri centri quali fiesole, certaldo, o luoghi come il chianti e la foresta di vallombrosa) ha nel mondo e il fascino che esercita valgono a determinare un costante afflusso turistico in tutto l'arco dell'anno. la popolazione totale della provincia (della quale ricordiamo il recente ridimensionamento conseguente alla creazione della nuova provincia di prato) è, nel censimento del 1991, di 967.437 abitanti, con una densità di 275 abitanti per kmq. nel passato, segnando dai primi anni dell'ottocento in poi un costante incremento, la provincia contava 434.841 abitanti nel 1830, 598.841 nel 1881, 848.955 nel 1936; nel 1951 il totale della popolazione residente era di 916.310 unità, nel 1961 di 1.012.703, nel 1971 di 1.146.367, nel 1981 di 1.202.013. per quanto riguarda il recente passato, come dimostrano le cifre, la popolazione nel trentennio 1951-71 è aumentata del 20%, con un incremento superiore a quello registratosi sia in campo regionale che nazionale; ciò è avvenuto non solo per l'eccedenza delle nascite sulle morti (fenomeno oggi rovesciato con un inquietante tasso di crescita zero), ma anche per un forte flusso immigratorio. parallelamente altrettanto rilevante è stato il fenomeno della migrazione interna dalla campagna verso i centri urbani. questo abbandono dei campi (particolarmente forte nel decennio 1955-65) ha investito una vasta area a economia agricola, e in particolare le zone montagnose dell'alto santerno, dell'alto lamone, di reggello, delle colline mugellesi. da queste località, e da altre in misura minore, la migrazione si è diretta verso firenze e i comuni limitrofi, prato e gli altri centri industriali della val di bisenzio, empoli.

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